Discorso per un amico by Erri De Luca

Discorso per un amico by Erri De Luca

autore:Erri De Luca [De Luca,Erri]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2024-04-29T00:00:00+00:00


Askesis

Ho fatto molti tentativi su vie difficili. Erano ben protette, qualunque caduta era su corda. Alla fine dei tentativi riuscivo quasi sempre a salire in libera, cioè usando solo le prese offerte dalla roccia.

A Diego non piaceva insistere su una linea difficile fino a meccanizzare ogni movimento, dovendolo ripetere molte volte. Non gli importava il grado, voleva scalare nuove linee, non insistere sulle stesse, come facevo io. Perciò ho salito gradi più alti di quelli saliti da lui. Malgrado il grado, ripetizione qui necessaria, Diego scalava molto meglio di me.

Nelle solitarie conta il perfetto controllo di sé. Era per lui “askesis”, che secondo l’origine greca indica esercizio, allenamento. Niente di ascetico, significato successivo, invece la sua askesis è stata applicazione costante e verifica severa della propria condizione.

Ogni anno ripeteva le sue solitarie preferite, lasciando sui taccuini lo scarso appunto circa la salita.

Mi ha raccontato un suo errore. Scalammo insieme il Campanile Dulfer, cima che si trova tra i Cadini di Misurina. La via comporta difficoltà di V e VI grado. La discesa si svolge sul versante opposto con lunghe calate in corda doppia nel vuoto. Servono due corde di cinquanta metri da congiungere.

Diego andò a ripeterla da solo. Portò solo una corda da cinquanta. Arrivato in cima non era possibile calarsi lungo il sistema di ancoraggi sistemati a cinquanta metri di distanza. Si era sbagliato o così disse. Dovette scendere arrampicando per tutta la via di scalata.

Si permetteva queste improvvisazioni su difficoltà al di sotto del suo limite. La roccia del Campanile Dulfer era solida, non rischiava cedimenti di appigli. Comunque lui sapeva scalare sul friabile. Era tra i pochi ad aver ripetuto la via Vinazzer sulla parete nord della Furchetta nel gruppo delle Odle.

La tecnica di Diego prevedeva la possibilità di un distacco di appigli. Mi spiegava la lentezza con cui caricava progressivamente il peso su di un punto, pronto a recuperarlo in caso di necessità. Ma certe mosse bisognerebbe anche vederle per misurare la precisione dei gesti.

Era come al rallentatore e senza strappi, dando impressione di nessuno sforzo.

Se eseguo mosse di scalata da bradipo mi accorgo del maggiore impegno muscolare necessario a impersonare la leggerezza.

La riassumo nella parola stile, effetto che combina la migliore efficacia con il minimo sforzo.

Lo stile è un acquisto non è una dote. È opera di askesis.

Nel calcio a certi attaccanti capita di colpire il palo o la traversa più spesso di altri. Dentro di loro ci dev’essere un’attrazione involontaria per i lati del perimetro di porta.

Come se invece di sbagliare il tiro, volessero colpire proprio quel bersaglio, molto più difficile dell’area che delimita.

Anche per me sono più attraenti i bordi di una superficie. Di una figura disegnerei soltanto le linee che la contornano.

Di Diego disegnerei i capelli bianchi e scossi dal vento. Dal basso mentre gli davo corda guardavo dove e come passava. Dalla velocità capivo se il tratto era difficile. Se rallentava sapevo di dovermi impegnare parecchio.

Dal basso vedevo il punto bianco della sua testa allontanarsi, confondersi con quello di una nuvola.

Si



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